Il dipinto “Il Mito di Orfeo” dell’udinese Dino Basaldella si sgretolò sotto i colpi di un piccone, probabilmente per effetto dei lavori di ristrutturazione del Cinema Nuovo di Cervignano del Friuli, rinominato poi Teatro Pasolini. Primo teatro italiano dedicato all’intellettuale bolognese di nascita e friulano d’adozione, in origine progettato da Ermes Midena e Leopoldo Francovigh, negli anni Novanta è stato ritrasformato dall’architetto Gino Valle nell’accogliente sala polifunzionale da 384 posti, come la conosciamo oggi.
Michele Tomaselli, presidente dell’associazione Cervignano Nostra, rispolvera quella storia, grazie a un recente carteggio rinvenuto, a partire dal 1994 quando «scomparve un dipinto di valore eseguito secondo le cronache d’allora da Dino Basaldella (e non da Afro Basaldella come si ipotizzava) primo dei tre famosi fratelli udinesi».
Questo, precisa Tomaselli, «era ubicato sulla parete dell’atrio del Cinema “Nuovo”, tra il foyer e la platea. Venne distrutto per far posto ad una porta sul muro, fu cancellata così per sempre un’opera di valore. In un’intervista dell’epoca Renato Vittor (oggi scomparso) ultimo operatore cinematografico del Cinema, raccontava che era stata realizzata su una base azzurra. Nel 1975 la ricopri di vernice biancastra, anche se non completamente, tanto che alcune parti rimasero visibili. Poi cosa sia successo veramente, oggi non è chiaro a nessuno, rimane così il rammarico di averla perduta».
Cervignano Nostra ha svolto recentemente l’assemblea annuale dei soci, nella quale sono stati affrontati i temi di conservazione e recupero del patrimonio storico, artistico e architettonico della cittadina. In merito sono state avanzate alcune proposte per la riqualificazione di Casa Ponton; altresì è stato deciso di attribuire al presidente di Credifriuli, Luciano Sartoretti, il Premio “Cervignano Nostra”.
Infine è stata espressa preoccupazione per quella che il sodalizio ritiene insufficiente valorizzazione del mosaico franco-carolingio di piazza Marconi (nella foto), già in precarie condizioni, preso atto che non verrà più realizzata la copertura di protezione. Cervignano Nostra chiede quindi «proposte di riqualificazione e protezione del mosaico: è dal 2006 che non riceviamo risposta. Idem per il tanto agognato progetto del Parco archeologico di San Michele che potrebbe rilanciare il turismo a Cervignano».
Già trent’anni fa, nel 1994, l’architetto Ennio Puntin Gognan, nostro indimenticabile amico e tra i soci fondatori di Cervignano Nostra, assieme all’ing. Francesco Burba, si era posto il problema della conservazione del Mosaico: un’opera di storia davvero importante per la nostra città, risalente addirittura all’VIII-IX secolo. L’unico resto tra l’altro oggi visibile ( ) dell’abbazia alto medievale di San Michele. Un unicum di grande pregio e ricco di storia. Aveva quindi progettato a delimitazione del prezioso mosaico una tettoia sorretta da quattro angolari in legno, e chiusa ai lati da quattro lastre in vetro. Inoltre attraverso una porta trasparente aveva previsto l’accesso al mosaico; la copertura era stata immaginata a padiglione e rivestita da una lamiera grecata preverniciata. Questa soluzione progettuale avrebbe garantito maggiori garanzia a livello manutentivo, oltretutto si abbinava al contesto della Chiesa di San Michele e avrebbe evitato la creazione di un effetto serra dentro l’attuale vetro di protezione.
Tuttavia la Soprintendenza preferì far coprire il mosaico con una pesante lastra di vetro, come lo vediamo oggi. E così cominciarono i problemi. Dentro il cristallo si iniziò a creare il microclima che ancora oggi fa proliferare alghe, funghi ed erbacce. Sulla sua superficie, poi, continuarono a depositarsi sporcizia e oggi c’è sempre bisogno di una continua manutenzione. Invitiamo pertanto l’Amministrazione Comunale a prendere in visione anche il progetto dell’ingegner Burba e dell’architetto Ennio Puntin Gognan, quest’ultimo già autore, con il geometra Mario Burba della progettazione preliminare dello stesso Antiquarium su incarico della Parrocchia. Inoltre sarebbe plausibile realizzare all’interno dello stesso Antiquarium un Punto informa a servizio della Pista Ciclabile Alpe Adria. (articolo apparso sul Messaggero Veneto nel 2020)
E’ ora che ci si occupi seriamente di valorizzare e salvaguardare il mosaico.